Il coraggio delle proprie idee
Gli anni sessanta sono anni che demarcano il passaggio dai metodi di coltivazione tradizionali a quelli tecnologici, segnati dall’avvento massiccio della chimica che stravolge anche l’habitat. Eusebio va controcorrente, nel senso che non abbraccia per nulla i diserbanti, i fitofarmaci, gli antiparassitari. Al contrario, con ostinazione e caparbietà si affida alla naturalità, antesignano di quella agricoltura ecosostenibile che soltanto molti anni più tardi avrebbe rappresentato a livello mondiale la nuova frontiera di un’agricoltura rispettosa dell’ambiente e della salute. Non è semplice, costa fatica, ma la famiglia Francese (Eusebio, la moglie Bianca, le figlie Isabella e Maddalena) credono fermamente in ciò che fanno e l’azienda Canta nel giro di breve diventa un’isola biologica nel mare della risaia novarese-vercellese. Eusebio viene visto con sospetto e scetticismo dagli agricoltori della zona ma lui non si ferma davanti agli scuotimenti di testa. Anzi, vuole dimostrare che un certo tipo di risicoltura, su appezzamenti di medie dimensioni, è possibile. Non solo guardando al passato ma con la capacità di innovare, introducendo alternative. Sa gettare l’occhio oltre il cortile della Canta, anzi al di là dei confini nazionali e punta decisamente lontano, a quell’Oriente dove il riso è il primo alimento: la Cina.
Dalla Cina con… Amur
Eusebio, dalla terra del Dragone importa le carpe Amur, un pesce erbivoro originario dell’omonimo fiume asiatico, e le immette nella sua risaia. Più tardi si affida alla tilapia, il pesce più consumato al mondo, particolarmente adatta a combattere le alghe che soffocano lo sviluppo delle pianticelle del riso. Insomma, entrambi diventano abili alleati nella lotta alle infestanti del riso. Poi, per lavorare in proprio il prodotto raccolto, viene realizzata una piccola ‘riseria italiana’ con la volontà di conservare le antiche tradizioni come le macine a pietra per la produzione di farine integrali. Contemporaneamente vengono costruiti il mulino e il laboratorio per la realizzazione della pasta. I risultati di tutto questo non si fanno attendere e si traducono in un rapporto diretto e immediato che Eusebio e la sua squadra familiare instaurano con l’esterno.
Eusebio, ingegno e creatività
Anticipatori dei moderni Open day, Eusebio, Bianca e le figlie Isabella e Maddalena, invitano i consumatori a visitare direttamente l’azienda e i campi affinché si rendano conto di dove nasce e come cresce il prodotto che troveranno nello spaccio aziendale, dal Carnaroli classico al Vialone Nano, senza escludere il Maratelli, l’antico riso che alla Canta non è mai stato abbandonato tanto che nel 2013 è stato iscritto nel registro delle varietà storiche e l’Azienda Agricola Cascina Canta è diventata conservatrice del seme con decreto ministeriale. Della conservazione in purezza di questo riso pregiato, alla Cascina Canta si parla con orgoglio per sottolineare l’osservanza scrupolosa del disciplinare: sgranare 400 pannocchie prima della semina, scavare nel terreno 400 piccoli solchi, mettere a dimora i semi. Poi controllare che la crescita sia uniforme, eliminare le file che risultano anomale. Al momento della spigatura occorre continuare la selezione, è sufficiente che una sola pannocchia sia anomala rispetto alle altre per scartare tutta la fila. Infine, al momento della raccolta, si scelgono 400 pannocchie per ricominciare il ciclo.
Altro fiore all’occhiello è il riso rosso Sant’Eusebio selezionato proprio alla Cascina Canta e chiamato così in onore del patrono di Vercelli e un po’ anche di nonno Eusebio.
È un riso profumato, ricco di ferro e di antiossidanti.